Figlio ieri, GENITORE OGGI 18 Luglio 2016
Insegni o aggiungi valore?
Come dialogare con i giovani, ponendosi nella giusta prospettiva relazionale

Cosa fa la differenza? La prospettiva in cui ti poni nel momento in cui dialoghi con le persone, in particolare modo con i giovani.
Assisto sempre più spesso durante i miei incontri con giovani e genitori a veri e propri “sermoni” da parte di quest'ultimi. Discorsi prolissi a senso unico ricchi di morali, “quando ero giovane io”, “tu non puoi capire” per poi finire col pezzo forte del repertorio…”io alla tua età”. Vorrei scattare delle polaroid ai ragazzi e postarle perché hanno le stessa faccia di uno sfegatato rockettaro costretto ad assistere ad un balletto classico di Roberto Bolle.
Diamoci un taglio con queste frasi fatte, i ragazzi non le sopportano, i sottotitoli alle loro espressioni dicono: “ non me ne frega niente di quando eri giovane tu, stiamo parlando della preistoria e stiamo parlando di me NON DI TE, sei antico, mi stai tassando, TU non puoi capire non IO!”.
Come ripeto spesso durante i miei incontri in realtà, le necessità sono presenti da tutte e due le parti ovvero i genitori, gli adulti desiderano passare valori, esperienze, il loro vissuto, per poter educare, dare consigli e i ragazzi sono desiderosi di avere confronti, guide, ed esempi quindi? Siamo fermi alla modalità giusto?Come si può pensare che un giovane oggi, nativo digitale capace di chattare contemporaneamente su dieci chat mentre guarda un film, ascolta una canzone, beve una coca, fa video con le facce su Snapchat, li condivide e controlla i post su Social differenti possa, stare fermo e concentrato su una persona, anche solo per cinque minuti , che non sia capace di emozionarlo? È pura follia! Eppure è quello che succede. Due dal mio punto di vista gli aspetti su cui riflettere.
I. LE NOSTRE PAURE CONDIZIONANO IL NOSTRO MODO DI RELAZIONARCI
Il desiderio di dare un futuro certo ai giovani unito alla consapevolezza che la realtà sociale oggi, desta molte incertezze, è una delle prime. La paura “dello sconosciuto dietro l’angolo” che possa adescare il ragazzo attraverso i Social e non, è sempre molto viva in noi adulti. La poca fiducia nei sistemi istituzionali come strumento atto a fortificare personalità ci accompagna ogni giorno oramai. Sentirci inadeguati a volte nel ruolo di educatori perché tante cose fatichiamo ad accettarle ci demotiva e frena nella nostra naturalezza.
Queste paure esistono, non possiamo nasconderle possiamo però scegliere in che modo lasciarci condizionare da esse. Se permettiamo che pensieri di preoccupazione, di incertezza prendano il sopravvento questi inevitabilmente influenzano il nostro stato d’animo no? Ecco che quando comunichiamo poco importa se i concetti che esprimiamo siano giusti e ricchi di contenuto, ciò che arriva ai ragazzi è ciò che sentiamo. Lo percepiscono dalle nostre espressioni, dalla nostra gestualità, dal nostro tono di voce. Tutte le nostre buone intenzioni sono andate in fumo e anziché aggiungere valore che possa portare a riflessioni, a confronti costruttivi per allargare il punto vista dei giovani, grande necessità oggi, risultiamo insegnanti in cattedra che hanno fatto la loro lezioncina.
I giovani hanno bisogno di speranza per permettersi di sognare, di sorrisi per accettare le difficoltà e superarle, di ascolto attivo per sentirsi accettati, di fermezza di posizione e morbidezza verso la persona per capire e … di tanto amore per essere guidati e supportati.
II. ADEGUIAMO IL NOSTRO MODO DI COMUNICARE
Il nostro modo di porci ha un ruolo fondamentale e ve lo dico per esperienza, se ci si impegna un pochino si possono ottenere risultati strepitosi! Abbiamo tanto da condividere, esperienze di vita, errori, successi, impariamo a farlo bene. Occorre prima di tutto creare EMPATIA, fare in modo che si crei sintonia negli sguardi, nel sentire, che si sia in poche parole, connessi gli uni agli altri. Dedicate il vostro “tempo” liberi da interferenze, telefonini in silenzioso, televisione spenta, occhi negli occhi e perché no mettete su un po’ di musica, evitiamo i nostri idoli anni ’80 e mettiamo qualcosa di un po’ più moderno magari Ed Sheeran che è un giusto compromesso. La musica ha un grande potere di “trade union” tra le diverse generazioni perché ci emoziona e piace a tutti. Dopo aver preparato il terreno basta seguire tre semplici passi:
ACCETTARE
Un diverso modo di vedere le cose attraverso un ascolto attivo, fatto con il cuore, rimanendo silenzio e dando segni di partecipazione alla conversazione attraverso un sorriso, un cenno di capo. Evitiamo smorfie o facce strane se ciò che stiamo sentendo non è in linea con noi poco importa in quel momento, ci stanno raccontando il loro modo di vedere il mondo, mettiamoci in modalità “aerea” poi, avremo modo di dire la nostra opinione. Quando cominciamo a parlare noi, evitiamo di andare in contrapposizione con frasi come ad esempio“ e ma… o no però” sono segno di disaccordo o disapprovazione.
Iniziamo il discorso con: ”interessante, mi è piaciuto ascoltare che..” per poi cominciare a dire la nostra opinione. Come?
RACCONTARE
Preparare delle storie, delle metafore per agganciarci ai loro discorsi e aggiungere il nostro punto di vista è di grande impatto. Iniziamo ad esempio con: ”sai mentre ti ascoltavo mi è venuto in mente un episodio..” “mi hai ricordato un mio amico quando eravamo ragazzi che si era trovato nella tua stessa situazione…” “ho letto una cosa interessante a questo proposito che può esserti utile..” Lo storytelling è molto utilizzato per passare valori, esperienze e permette di ascoltare attivamente con molto coinvolgimento emozionale perché il focus è all’esterno.
DIVERTIRE
Emozionare è la parola chiave. Tutti noi apprendiamo molto più velocemente e con entusiasmo se emozionati. Ricordo circa 12 anni fa di aver partecipato ad un Workshop di John Grey esperto mondiale delle relazioni di coppia. Una giornata intera di formazione, circa 8 ore con poche pause, cuffie e traduttori in azione. Ancora oggi ricordo benissimo tutti i racconti, tutti gli insegnamenti pur non avendo preso appunti sapete perchè? Ho riso tantissimo, mi sono sentita coinvolta, emozionata e molte volte imbarazzata perché quando parla di sesso non ha peli sulla lingua. Ci ha raccontato aneddoti personali in chiave ironica, ci ha mostrato esempi sulle differenze tra uomo e donna con giochi divertenti e coinvolgenti, ha fatto un vero e proprio show. Si ma lui lo fa di mestiere direte voi, gli riesce facile…
È vero che una predisposizione naturale ha la sua importanza e lui ce l’ha ma è anche vero che se ci impegniamo e ci prepariamo un pochino, anche noi possiamo imparare a divertire di più, basta solo concentrarsi su ciò che vogliamo ottenere piuttosto che su ciò che vogliamo dire.
Dialogare in questo modo con i giovani vi assicuro è molto efficace e vedere le loro espressioni di curiosità, partecipazione vi aprirà ancora di più verso il loro mondo interno e vi farà sentire soddisfatti di avere veramente aggiunto valore alle loro menti e al loro cuore.
“Non sono d’accordo con quello che hai da dire, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo.”
(Voltaire)
A presto
Barbara
Articolo pubblicato sulla rivista Network Magazine http://www.nm-magazine.it/

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